Sta
capitando…
Purtroppo,
ma sta capitando…
Fortunatamente
meno rispetto ad altre serie… ma sta comunque capitando…
Capita
di leggere un fumetto di Dylan Dog non trovando nulla dell’amato Dylan…
Ok,
ormai sappiamo tutti che è in arrivo una freschezza di cambiamento e di questo
siamo molto più che compiaciuti, ma ciò non giustifica il fatto che, mentre
attendiamo cambiamenti, numeri come “Il
pianto della Banshee” siano così deludenti.
La trama si svolge nel paesino di Wichkey, dove il
giorno più felice nella vita di Mary Kate, novella sposa, si tramuta in un
incubo quando suo marito Sean viene ucciso. Ogni indizio conduce a lei come
assassina, ma Mary Kate sostiene di aver agito posseduta dallo spirito di una
banshee, una creatura in grado di uccidere con la sua sola voce. Solo l’anziana
madre crede all’innocenza della giovane e affronta il lungo viaggio fino a
Londra per chiedere l’aiuto di Dylan Dog.
La
storia parte molto bene con un’idea originale di evocare leggende dell’Irlanda,
ovvero la Banshee e i folletti con il pentolone d’oro.
Aprendo
una parentesi, la Banshee è uno spirito prevalentemente femminile che con il
suo canto/pianto appare SOLO a coloro che sono prossimi alla morte, e nelle leggende
irlandesi è descritta come una donna bellissima dalla folta chioma, con un
lungo vestito verde “nascosta” da un manto grigio.
Chiudendo
la parentesi, la storia si evolve con un qualcosa che non funziona, senza ritmo
né elementi sorprendenti e si arriva così alla fine dell’albo, chiudendolo
amareggiati.
Non
si riesce nemmeno molto bene (o almeno per quanto mi riguarda) a capire la
lezione morale buttata lì nell’albo con un “predicozzo” da parte di Dylan…
Gualdoni
va a toccare una tematica attuale, la violenza sulle donne fisica e psicologica
da parte di mariti o padri, ma non lo fa molto bene trovandosi poi a che fare
con un argomento così scottante e delicato, quindi fa in modo che madre e
figlia si ribellano uccidendo i loro carnefici, finendo infine per uccidersi
piene di rimorsi avvolte in frasi del tipo: “Da vittime siete diventate
carnefici”.
Questo
dramma delle due donne poi, non viene molto approfondito e di conseguenza
arriva al lettore con poca empatia.
Non
è che la storia non sia ben scritta, perché il racconto inizia e finisce
nell’essenziale, è che non mi ha per nulla emozionato… non mi ha coinvolto e
data la tematica della storia avrebbe dovuto, e chiudendo l’albo mi sono
chiesta: “Quindi, Dylan che c’entra??”. Si, perché in questo numero si limita
semplicemente a guardare dall’esterno, non partecipa né contribuisce in alcun
modo con lo sviluppo della storia…
Poi,
vogliamo parlare della guida che sbuca all’improvviso? I pensieri di Dylan lo
portano a muovere le gambe e ad allontanarsi fino al castello (luogo legato ad
alcuni ricordi di Mary Kate) senza rendersene conto…
Capisco
che ormai Dylan in ogni albo debba “per forza” andare a letto con qualcuna
prima della fine della storia, ma non c’è nemmeno più la “storiella”
dell’innamoramento improvviso? La cosa viene buttata in mezzo al calderone, si
fa sesso e basta, e ciao ci rivediamo quando vieni a Londra! Mah…
Note
positive:
1.
I disegni di Roi restano stupendi! Adoro particolarmente il suo tratto oscuro
(anche se sull’espressività di Dylan risulta a volte un po’ minimalista) che ci
regala una strepitosa tavola a pagina 71! Altrettanto belle restano le
copertine di Stano.
2.
L’alter ego di Bloch è stata una trovata simpatica.
3.
Anziché lasciarlo a Londra, Dylan si porta dietro Groucho che sempre diverte
con le sue battute!
4.
Tenero il personaggio di Victor e la sua morte “delicatamente trattata”.
Insomma
per concludere, un albo scialbo che finisce nel dimenticatoio… non è proprio
tutto da buttare, per carità, ma non è questo il Dylan, indagatore
dell’occulto, di cui sono innamorata da anni… ed è solo per quest’amore che
compro ancora gli ultimi albi…
Speriamo
che questi cambiamenti all’interno di Dylan Dog, non siano rimandati ancora
troppo a lungo… altrimenti quello della Banshee non sarà l’unico pianto…
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