Dopo “Il Lato oscuro della Luna” (numero 5 de “Le Storie”)
ecco un’altra bellissima storia abilmente scritta da Alessandro Bilotta. 114
pagine che si leggono tutte d’un fiato. Una storia che coinvolge il lettore, lo
trascina nelle avventure e nelle tempeste in pieno oceano popolato da mostri
marini enormi e spietate sirene.
La trama racconta di Nobody, un marinaio senza nome né
genitori che in passato ha fatto parte della gloriosa flotta di sir Harry
Burrard-Neale. Egli è ritenuto da tutti un pazzo vaneggiante il quale, seguendo
le indicazioni di un moribondo trovato disperso in mare, decide di
intraprendere un lungo viaggio per recuperare sua moglie Molly, rapita due anni
prima dal terribile pirata Ahriman.
Questa
sceneggiatura, riporta alla mente vecchi racconti e storie di ragazzi che hanno
fatto la storia della letteratura.
Lo
stesso protagonista, Nobody, che veste alla perfezione i panni dell’amato
Ulisse di Omero, Sandokan “La Tigre della Malesia”, Janex de Gomera,
personaggio della mente dello scrittore Emilio Salgari, amico fedele di
Sandokan nel ciclo romanzesco de “I Pirati della Malesia”, che viene abilmente
disegnato da Vitrano, il quale attraverso il suo tratto riesce quasi a farci
immaginare il volto di Philippe Leroy, attore che interpretava Yanez nello
sceneggiato televisivo del 1976 “Sandokan”. Infine troviamo il Principe Dakkar,
che, se non ricordo male, sarebbe l’alter-ego indiano del Capitano Nemo (nobile
polacco).
Durante
il racconto, si è come rapiti dal personaggio di Nobody; mentre si legge l’albo
viene da chiedersi “Ma è vero ciò che dice?” o “Riuscirà a trovare sua moglie
Molly?”.
La vita
di un pirata è movimentata, in generale, ma quella di Nobody è assolutamente e
freneticamente senza senso e fino alla fine della storia non c’è nessun
elemento che ci aiuti a indovinare quale possa essere la conclusione di questa
avventura.
Solo a
pagina 77, Bilotta lascia trapelare qualcosa e alla fine, ci fa scoprire che
l’amata Molly non è stata rapita da Ahriman, ma che in realtà lei lo ha sposato
ed ha avuto una figlia, che Nobody vedeva nelle sue visioni, convinto che fosse
sua.
Quando
Nobody si rende conto di quale sia la verità che nascondeva dentro la sua
mente, mette una certa tristezza questo finale. Consumarsi eternamente in
ricordi che dovrebbero essere seppelliti, aggrapparsi costantemente ad una
speranza inesistente è un vano ed inutile tentativo di correggere le situazioni
spiacevoli della nostra vita. Nobody credeva di avere questo potere, ma alla
fine capisce di essere un figlio del mare non del mondo.
Bellissimi
i disegni di Vitrano dal porto avvolto nella nebbia al mare in tempesta, il suo
tratto ha perfettamente accompagnato il ritmo della storia.
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